Nell’ultimo anno, si è sentito sempre più parlare della Saudi Pro League, che, grazie a contratti milionari, sta attirando talenti lontano dall’Europa per competere nel campionato arabo. L’ascesa della lega è stata catalizzata soprattutto dall’ingresso di Cristiano Ronaldo all’Al Nassr nel gennaio del 2023, con un contratto di circa 200 milioni annui. Dopo un mondiale da svincolato, il portoghese ha abbracciato l’ambizioso progetto della federazione saudita per promuovere il paese agli occhi del mondo anche attraverso il calcio.
Nell’estate successiva, il calcio europeo ha subito perdite significative come Benzema, Mahrez e Milinkovic Savic, attratti dai contratti straordinari offerti. Il fondo PIF, di proprietà del governo saudita e affiliato ai principali quattro club (Al Hilal, Al Nassr, Al Ittihad e Al Ahly), ha rivoluzionato il mercato grazie a risorse economiche praticamente illimitate, trasformando l’Arabia in una meta allettante per i migliori calciatori, un’idea impensabile fino a pochi anni fa.
Queste strategie sembrano dare la loro efficacia, tanto che, come discusso in un altro approfondimento, si sta persino ipotizzando un possibile invito a una squadra della Saudi Pro League per la prossima edizione della Champions League 2024-2025.
Questa infusion di talento ha giovato al calcio saudita, con un aumento significativo di interesse e spettacolo in campo, sebbene alcuni restino scettici definendolo un campionato non “serio”. In passato, la Cina ha tentato una strada simile, ma senza riuscire ad attrarre giocatori di livello mondiale o giovani talenti come avviene attualmente nella SPL, con nomi come Gabri Veiga, Jota o Ibañez.
La domanda che tutti si pongono è: riuscirà l’Arabia Saudita a creare un movimento calcistico competitivo e sostenibile nel tempo, o sarà solo un fuoco di paglia, simile all’esperienza cinese di qualche anno fa? Solo il tempo potrà darci risposta.